Nel titolo c'è una domanda retorica? Pensate che sia già scontata la risposta? Forse possiamo valutare le due ipotesi insieme, alla luce delle nostre esperienze e, perchè no? Delle nostre passioni. La mia, l'avrete già capito dal titolo, è per la poesia. Ma forse è meglio partire dall'inizio, magari da una presentazione.
Mi chiamo Cinzia, ho la bella età di 48 anni, sono una "studetessa" un po' "grande"? E' vero, ma che volete, mi sono risolta solo ora a trovare la motivazione giusta e in fondo, come diceva un vecchio adagio... non è mai troppo tardi, specie per imparare. Nella vita, per mantenere me e la famiglia, lavoro in un ente pubblico, ma non la considero la mia vera attività. Quello che mi piace fare è comunicare, trasmettere i miei pensieri e condividerli con altri, intrecciare rapporti con chi ha gli stessi miei interessi, organizzare eventi. Per questo, mi occupo da più di dieci anni, delle relazioni esterne di un gruppo di poeti, il "Laboratorio di Parole", che opera presso il Circolo La Fattoria a Bologna, curando la parte relazionale e organizzativa e della redazione di una rivista bimestrale dal titolo "Parole". Ho instaurato scambi culturali con diverse realtà italiane simili alla nostra, in regioni come la Sicilia, l'Abruzzo, la Toscana, il Veneto in campi artistici che vanno dalla poesia alla pittura e scultura, dalla musica al ballo. Le situazioni e le occasioni sono state le più diverse: meeting e letture, eventi a tema, rievocazioni medievali in concomitanza di mostre ed esibizioni di vario genere. Questo è servito, naturalmente, per conoscere tante persone, confrontarsi e quindi crescere sia da un punto di vista culturale che sociale.
E' chiaro che, data l'intenzionalità del gruppo e il suo orientamento, l'attenzione maggiore è stata rivolta sempre alla poesia. La poesia badate bene, giusto per dare una prima indicazione, in ogni sua forma che si presenta, anche nei semplici gesti di vita quotidiana, soprattutto in forma di ascolto. Perchè è proprio dal saper ascoltare tutto, anche i minimi fruscii che accarezzano l'anima che si riconosce il poeta. Intendiamoci, non ardisco definirmi tale, penso di tendere a quello, di aspirare un giorno a poterlo essere davvero.
Intanto mi sono impegnta nella pubblicazione di un paio di libri, uno già edito e uno che lo sarà entro la fine dell'anno. Ma di questo vi parlerò in seguito.
Adesso torniamo alla domanda iniizale. Cosa salverà il mondo: la poesia o la tecnologia? Mario Luzi, grande poeta fiorentino, scomparso recentemente, non aveva dubbi. L'uomo può avere tutte le tecnologie che vuole, può inventare tutto e servirsi di tutto ma il computer non potrà mai eleborare il pensiero poetico, avere la sensibilità di cogliere le sfumature della vita, un profumo, un volo... e l'uomo ha bisogno di questo.
La tecnologia sì, mi permette di scrivervi queste cose, di farvele leggere, di avere le vostre risposte, potenzialmente di farle leggere al tutto il mondo, anche in contemporanea... ma ciò che vi dico lo dico io, proprio io e non il computer e se voglio condividere con voi una mia poesia, è proprio mia, è frutto del mio ingegno, del mio animo e l'averla creata mi da più soddisfazione dell'aver costruito il blog su cui la leggete.
Eppure, non crediate, uso la tecnologia quotidianamente, per lavoro, per hobby, per interesse, non sono così antiquata, ma contesto chi la ritiene l'unica arma di sviluppo per il futuro dell'uomo.
Citerò una poesia di Giorgio Caproni, uno dei miei autori preferiti per spegarvi cosa intendo con questi miei pensieri:
Concessione
Buttate pure via/ogni opera in versi o in prosa./Nessuno è mai riuscito a dire/cos’è, nella sua essenza, una rosa.
(da Res amissa)
Questo è ciò che può dire un poeta.
Voi che cosa ne pensate?