Ero Maddalena (Puntoacapo Edizioni, 2013)

Ero Maddalena (Puntoacapo Edizioni, 2013)
Dall'ascolto di una delle figure più controverse delle donne della Bibbia, nasce il poemetto "Ero Maddalena" monologo intimo e doloroso di una donna dei nostri giorni. Un lavoro di carne e sangue, di spirito e inconscio, che affronta le problematiche femminili della violenza e della fede nell'ottica della figura più vicina a Gesù, da lui stesso scelta quale compagna di viaggio per le sue missioni profetiche. Un'attualizzazione che forse mancava. Il poemetto esce con due splendide note: la prefazione di Gabriella Sica e la postfazione di Rosa Elisa Giangoia, impreziosito dall'immagine di copertina di Maurizio Caruso.

lunedì 24 novembre 2008

Un'altra idea che mi viene in mente a proposito di poesia, è quella di parlarne ai ragazzi, nelle scuole, anche ai bambini, fino ad arrivare ai più piccoli. dalle forme animate alle letture ad alta voce, dalle rappresentazioni quasi teatrali ai laboratori tutto puòà essere utilizzato per la lettura e la comprensione di un testo di poesia. I bambini la amano, la sentono propria perchè affronta con un linguaggio diverso i temi dell'animo e del quotidiano, è musiclae e resta impressa, è creativa e affascinante perchè ti cala in mondo che c'è ma a cui non avevi mai pensato in questa forma. Ho sentito molti bambini recitare poesie, impararle a memoria (loro non fanno nessuna fatica) a dargli intonazioni diverse, modulare la voce nei vari passaggi come se l'avessero sempre fatto. Molti ce l'hanno innato questo modo di sentire, altri lo imparano ma il risultato è sempre entusiasmante. Per i ragazzi è un modo per incontrare autori nei quali ritrovarsi, per scoprire dei miti che hanno cose in comune con loro stessi e magari provare a raccontarsi in quella forma. E' comunque un bisogno, un'urgenza si sviluppa negli anni e che caratterizzerà il percorso dell'uomo sensibile, spingendolo a tenere sul comodino quel libro, segnato a quella pagina, dove quel verso lo ha folgorato.
Muore la parola
appena è pronunciata:
così qualcuno dice.
Io invece dicoche comincia a vivere
proprio in quel momento.
Emily Dikinson

martedì 18 novembre 2008

Chi ha paura della poesia?


Sempre a proposito di poesia, mi piacerebbe lanciare una sfida a voi tutti, compagni di comunità informatica, perchè non mi scrivete una poesia, anche piccola, qualche verso, così come vi viene, liberamente? Magari possiamo stabilire un tema comune dove ognuno può cimentarsi come meglio crede. E' possibile che scopriamo il poeta che c'è in voi. Non ridete e non pensate...uffa che barba, o... ma cosa vuole questa qua! Prendetelo come un gioco, anzi mettetevi in gioco. Vediamo che sapete fare, chi avrà il coraggio (non ce ne vuole poi molto) di cimentarsi in quest'impresa.

Il tema potrebbe essere questo: "il vero e il falso".

Vi piace? Spero di sì e aspetto vostre composizioni.
Nella foto potete vedete il poeta dialettale bolognese Sandro Sermenghi che in costume dantesco invita il pubblico ad un "Marameo di gruppo". Un bel modo per sdrammatizzare la poesia!

domenica 16 novembre 2008

visitate i siti:
www.mauriziocaruso.it
un bellissimo sito d'arte pittorica nella corrente del "simbolismo astratto"

http/beatrice.jimdo.com
un piccolo sito che riporta foto, eventi, informazioni sulla mia attività di poeta,
le presentazioni, gli eventi, gli spettacoli che mi coinvolgono

venerdì 14 novembre 2008

Prefazione del libro "Incontriamoci all'Inferno"


Come seconda informazione su di me e su ciò che mi piace, vi presento una mia foto in costume medievale, durante una rievocazione storica in Sicilia, nell'estate 2007, e vi parlerò della mia prima pubblicazione, dal titolo:
"Incontriamoci all'Inferno" Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri - Edizioni Pendragon 2007

Per farlo vi propongo la prefazione del libro stesso, a cura del prof. Gianfranco Lauretano, buona lettura.

L’opera di Dante Alighieri, soprattutto la “Commedia”, ha sempre ispirato (e forse ispirerà sempre) una varietà sorprendente di letture e d’approcci. Ciò rivela probabilmente l’essenza della poesia e della parola stessa dell’uomo che, quando è vera, si mostra inesauribile e di una possibilità infinita di rilettura. Il taglio scelto da Cinzia Demi è quello dell’interpretazione demitizzante; la seriosità della Commedia (ma ancor più facilmente di certi miti danteschi creati dalla critica e dalla pedante lettura scolastica del poema) vengono via via smantellati dalla lettura ironica e realistica dell’autrice: in uno dei brani più riusciti, ovviamente quello di Beatrice, si invita addirittura Dante a far meno parole e a passare ai fatti! Cinzia, insomma, tratta il poeta con amicizia ironica e concreta, femminile e toscana insieme, rivoltando letteralmente la frittata attraverso vari espedienti, non ultimo -e forse è questo il dispositivo più raffinato- col prendere alla lettera e sul serio le rappresentazioni offerte dal sommo poeta; è in questo modo, ad esempio, che spinge Caronte a chiedere di andare in pensione, dopo anni trascorsi nella noia di traghettare avanti e indietro le anime, lui che voleva diventare ammiraglio.
A ben guardare, però, i racconti in versi di questa poetessa non tolgono proprio nulla a Dante. Anzi, aggiungono. La visione ironica, infatti, è una possibilità in più dell’intelligenza, uno sguardo distaccato ma non distanziato, la ricerca di una visione integrale di un fatto o un’opera che non escluda nulla e che, proprio nell’esserne distaccato, è pronta a tutte le suggestioni e persino ai suggerimenti di verità che dall’oggetto stesso possono giungere. Tant’è vero che le poesie di Cinzia Demi non vanno contro Dante, ma sembrano ricalcarne le forza, la toscanità e perfino l’ironia da cui non è certo esente la “Commedia” stessa, ad iniziare proprio dal suo titolo. L’ironia insomma è parte costitutiva dell’opera di Dante; canzonarla sembra più un omaggio, un mettersi sulla scia ascoltandone gli infiniti magnetismi che un prenderne le distanze o, addirittura (sarebbe una presunzione assolutamente estranea allo spirito dell’autrice e di questo libro) un tentativo di smontaggio.
Al contrario, questi testi potrebbero essere un aiuto alla lettura della “Commedia”. Anzitutto per comprenderli occorre ben conoscerla, tanto è fitto il riferimento, alto il numero delle citazioni e continuo il rimando alle situazioni riprese nelle singole poesie, opera evidentemente di una lettura amorevole e assidua. Inoltre l’organizzazione del libro è un aiuto considerevole che porta immediatamente a far mente locale all’opera dantesca, coi suoi riferimenti ai personaggi e alle situazioni note che andiamo a ripescare in qualche reminescenza scolastica o recente lettura o ascolto di una lettura altrui. La struttura dei capitoli si basa principalmente sui personaggi (ma c’è anche un passaggio sul tema degli ambienti), confermando la sostanza principale della “Commedia” che è un racconto d’incontri. Ai personaggi viene data voce singolarmente oppure vengono presentati assieme in un “contrasto” -e interviene allora anche Dante stesso che è in fondo un personaggio della sua opera, anzi il protagonista. Spicca la presenza di due capitoli iniziali dedicati agli uomini e alle donne, con la proposta di un divertente macro-contrasto tra femmine e maschi, in cui a rimetterci è sempre e comunque il povero Dante.
Infine un’annotazione sulla lingua in cui queste poesie sono scritte. Si tratta infatti di un toscano moderno, come quello che si sente da quelle parti e probabilmente nella sfumatura della costa, della zona di Piombino, luogo di nascita dell’autrice stessa (ma non saprei dirlo con precisione, non conoscendo le varietà della parlata toscana). Questo è insomma un libro scritto in tutto e per tutto in volgare, anzi in neo-volgare, come si suole talvolta definire oggi il dialetto. Il che dà alla lettura un colore divertente e sanguigno, come avviene per effetto della vicinanza con l’oralità, costantemente cercata da Cinzia Demi nonostante l’uso convinto di una metrica sodale con quella dantesca e del buon orecchio musicale, sciolto e ritmico dell’autrice stessa. E, infine, si potrebbe considerare anche questa lingua una citazione dantesca. Così come a noi i testi di questo libro paiono vivi e toscanamente robusti, ironici e simpatici, pungenti e bruschi, la stessa aria dovevano avere i canti di Dante per quel popolo che tanto lo ama e l’ha amato, mandandone a memoria tanti versi per tanti secoli.

Gianfranco Lauretano

Cosa salverà il mondo: la poesia o la tecnologia?

Nel titolo c'è una domanda retorica? Pensate che sia già scontata la risposta? Forse possiamo valutare le due ipotesi insieme, alla luce delle nostre esperienze e, perchè no? Delle nostre passioni. La mia, l'avrete già capito dal titolo, è per la poesia. Ma forse è meglio partire dall'inizio, magari da una presentazione.
Mi chiamo Cinzia, ho la bella età di 48 anni, sono una "studetessa" un po' "grande"? E' vero, ma che volete, mi sono risolta solo ora a trovare la motivazione giusta e in fondo, come diceva un vecchio adagio... non è mai troppo tardi, specie per imparare. Nella vita, per mantenere me e la famiglia, lavoro in un ente pubblico, ma non la considero la mia vera attività. Quello che mi piace fare è comunicare, trasmettere i miei pensieri e condividerli con altri, intrecciare rapporti con chi ha gli stessi miei interessi, organizzare eventi. Per questo, mi occupo da più di dieci anni, delle relazioni esterne di un gruppo di poeti, il "Laboratorio di Parole", che opera presso il Circolo La Fattoria a Bologna, curando la parte relazionale e organizzativa e della redazione di una rivista bimestrale dal titolo "Parole". Ho instaurato scambi culturali con diverse realtà italiane simili alla nostra, in regioni come la Sicilia, l'Abruzzo, la Toscana, il Veneto in campi artistici che vanno dalla poesia alla pittura e scultura, dalla musica al ballo. Le situazioni e le occasioni sono state le più diverse: meeting e letture, eventi a tema, rievocazioni medievali in concomitanza di mostre ed esibizioni di vario genere. Questo è servito, naturalmente, per conoscere tante persone, confrontarsi e quindi crescere sia da un punto di vista culturale che sociale.
E' chiaro che, data l'intenzionalità del gruppo e il suo orientamento, l'attenzione maggiore è stata rivolta sempre alla poesia. La poesia badate bene, giusto per dare una prima indicazione, in ogni sua forma che si presenta, anche nei semplici gesti di vita quotidiana, soprattutto in forma di ascolto. Perchè è proprio dal saper ascoltare tutto, anche i minimi fruscii che accarezzano l'anima che si riconosce il poeta. Intendiamoci, non ardisco definirmi tale, penso di tendere a quello, di aspirare un giorno a poterlo essere davvero.
Intanto mi sono impegnta nella pubblicazione di un paio di libri, uno già edito e uno che lo sarà entro la fine dell'anno. Ma di questo vi parlerò in seguito.
Adesso torniamo alla domanda iniizale. Cosa salverà il mondo: la poesia o la tecnologia? Mario Luzi, grande poeta fiorentino, scomparso recentemente, non aveva dubbi. L'uomo può avere tutte le tecnologie che vuole, può inventare tutto e servirsi di tutto ma il computer non potrà mai eleborare il pensiero poetico, avere la sensibilità di cogliere le sfumature della vita, un profumo, un volo... e l'uomo ha bisogno di questo.
La tecnologia sì, mi permette di scrivervi queste cose, di farvele leggere, di avere le vostre risposte, potenzialmente di farle leggere al tutto il mondo, anche in contemporanea... ma ciò che vi dico lo dico io, proprio io e non il computer e se voglio condividere con voi una mia poesia, è proprio mia, è frutto del mio ingegno, del mio animo e l'averla creata mi da più soddisfazione dell'aver costruito il blog su cui la leggete.
Eppure, non crediate, uso la tecnologia quotidianamente, per lavoro, per hobby, per interesse, non sono così antiquata, ma contesto chi la ritiene l'unica arma di sviluppo per il futuro dell'uomo.
Citerò una poesia di Giorgio Caproni, uno dei miei autori preferiti per spegarvi cosa intendo con questi miei pensieri:
Concessione

Buttate pure via/ogni opera in versi o in prosa./Nessuno è mai riuscito a dire/cos’è, nella sua essenza, una rosa.
(da Res amissa)
Questo è ciò che può dire un poeta.
Voi che cosa ne pensate?