Al di là dello specchio fatato… quando la fiaba e la poesia incantano
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4 MARZO – ” Oh pensa come sarebbe bello se potessimo passare attraverso lo specchio! Sono sicura che ci sono delle cose bellissime là dentro! Facciamo che ci sia un modo per passarci attraverso, facciamo che sia diventato tutto un velo di nebbia… ma guarda… si trasforma! Sarà facile passare adesso!”.
Titolo: “Al di là dello specchio fatato. Fiabe in poesia“.
Editore: Gruppo Albatros Il filo
Linda Tonarini
Alice, protagonista del romanzo di Lewis Carroll, è una bambina particolarmente curiosa, ama l’avventura e si butta a capofitto nelle situazioni più improbabili. Ma quello che cambierà per sempre la sua vita è un viaggio, paradossale, forse, ma che si rivelerà utile per la sua vita. Un cammino di conoscenza che inizia ” andando al di là dello specchio”…
Così anche Cinzia Demi, operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista bolognese, ripropone l’idea di percorso conoscitivo e di formazione, attraverso le fiabe in poesia, nel libro ” Al di là dello specchio fatato. Fiabe in poesia”. Un’opera interessante per chi ha il desiderio di addentrarsi nella materia fiabesca in modo del tutto nuovo e originale, perchè come riporta la Prof.ssa Milena Bernardi:” la poesia di cui sto cercando di delineare alcuni tratti sembra voler concedere alle eroine e agli eroi (sono, però, di più le fanciulle) un’occasione di pausa per carpirne e narrarne il segreto ed intimo vissuto, lo stato d’animo, la laboriosità dell’impresa che stanno vivendo”.
Del suo ultimo libro sono rimasta colpita dal titolo: “ Al di là dello specchio fatato. Fiabe in poesia”. Ho trovato interessante l’inizio “ Al di là”. Presuppone il superamento di una barriera, la volontà di addentrarsi nell’essenza delle cose. Ed entrando più nello specifico in contesti fiabeschi e apparentemente irreali, quale messaggio pensa che possa emergere?
Certo. L’andare al di là, come dice lei, presuppone il fatto di superare qualcosa: uno spazio, un tempo, un luogo dell’anima? Ma non solo, presuppone anche una volontà di affrontare questo percorso, o comunque un doverlo fare per conoscere, crescere, essere. Essere, una delle parole tema legate al pensiero filosofico, è farsi, è attraversare la propria trasformazione, affidandosi alla propria interiorità per superare le difficoltà. E il farsi è nella prassi, nell’azione. Ecco che entrano in campo i contesti fiabeschi. Affatto irreali, quanto mai veri e necessari. Contesti che nelle forme più emblematiche rappresentano il farsi, uomo o donna, attraverso le prove e i dolori che la vita mette in scena, ancestrali rimandi a quei riti d’iniziazione delle culture primigenie. Il messaggio è semplice: non cerchiamo di rimandare troppo il nostro rito iniziatico o quello dei nostri bambini, almeno a livello simbolico, o ci ritroveremo in un mondo di persone prive di identità.
L’unione di fiaba e poesia rimanda alle origini della letteratura, quando imperversavano le tradizioni popolari, portatrici di una materia per sua natura fantastica, ma incredibilmente intrisa di saggezza di vita. E in un’epoca, quale la nostra, così poco incline all’immaginazione, lei crede che questa forma si possa comunque attualizzare?
Credo che la cosa fondamentale sia quella di instaurare una relazione narrante, tra chi scrive e chi legge, in quello che definirei il tempo letterario. Usufruire della metafora letteraria per identificarsi in quello che leggiamo è un grande potere/piacere dato al lettore che può gioire o soffrire in un piano di rappresentazione che, pur mettendo distanza tra la realtà e l’immaginario, avvicina i due mondi, permette di trovare o ritrovare la propria storia. A maggior ragione se questo viene da generi come la fiaba e la poesia che di questa metafora fanno largo uso per il linguaggio simbolico di cui sono portatrici. Ma le storie, in qualunque linguaggio arrivino, trovano sempre ascolto perché sono salvifiche. Pensiamo a quelle raccontate da Sherazade ne “Le mille e una notte”.
In questo come negli altri suoi lavori, mi sembra sia emersa la volontà di rivivificare il linguaggio poetico, rivolgendosi sia a generazioni di bambini sia non. Qual è il suo segreto per catturare l’attenzione e l’interesse del lettore?
E’ vero punto sempre ad un rinnovamento del linguaggio. Ad una riscoperta di forme che possano raccontare, specie se riprodotte oralmente – e torniamo all’idea del racconto di storie – e destare l’interesse nell’ascoltatore, bambino o adulto che sia. La parola poetica è di per se una parola che tende ad essere accesa, a vibrare, ad avere una tensione che unisca il significato e il significante, ma non nasce dal niente. È ricerca, è ascolto, è suono, è parola che va spesa con attenzione e coerenza perché non può essere sprecata. Il segreto, credo, sia quello di crederci fortemente, e di cercarla dentro me stessa, ogni volta come un incanto nuovo.
Si è detto molto riguardo alla poesia e all’impatto che essa provoca nel contesto da cui scaturisce . Pensando a Dante, la sua opera non sarebbe tale se non avesse avuto un riscontro così totalizzante con la realtà del suo tempo. Ma oggi quale funzione potrebbe avere la poesia ?La grandezza di Dante sta nel fatto che la sua poesia è tuttora attuale. Ha scavalcato i confini del tempo e dello spazio in cui è stata creata, è giunta a noi con tutta la sua forza evocativa, comunicativa, di contenuti ancora validi. Non basta avere riscontri nel contesto in cui si vive e si crea. Il vero valore dell’arte sta nell’essere universale. Oggi come ieri la funzione è la stessa: trasmettere pensieri e sentimenti che vadano a colmare le lacune della storia, che prendano la loro parte nel mondo, che diano un ruolo attivo al poeta che, in qualità di autore, si senta responsabile dei messaggi che veicola con i suoi testi, consapevole che solo così essi resteranno nel tempo.
Autrice: Cinzia DemiTitolo: “Al di là dello specchio fatato. Fiabe in poesia“.
Editore: Gruppo Albatros Il filo
Linda Tonarini
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